Presentazione del testo Lopardi “Quando gli antichi guardavano il cielo”
Gianni Canonico – Edizioni Mediterranee
Libreria Colacchi – L’ Aquila , 22 Agosto 2025
Il mio rapporto di editore con Maria Grazia Lopardi si è costruito negli anni su una base di stima, fiducia e reciproca sintonia di intenti. Grazia di nome e di fatto, possiede quella rara capacità di presentare con naturale eleganza e forza di convinzione il frutto delle sue ricerche, tanto che, di fronte ai suoi progetti, mi è difficile, se non impossibile, dire di no. La sua formazione da avvocato le ha lasciato in eredità un metodo di lavoro preciso e rigoroso, che si unisce a un’inesauribile curiosità e a una passione autentica per la conoscenza. Nei nostri anni di collaborazione ha pubblicato con me otto volumi, incluso l’ultimo, affrontando con competenza e profondità i grandi temi del simbolismo, della tradizione iniziatica e di aspetti meno esplorati della storia medievale. Ma ciò che rende Maria Grazia unica non è soltanto la qualità dei contenuti, bensì il suo modo di viverli: ella incarna il ruolo di una vera e propria sacerdotessa al servizio dell’espansione della coscienza, capace di tradurre le sue ricerche in un percorso di crescita interiore per il lettore. In questo senso, il nostro incontro editoriale non è stato casuale: le mie edizioni cercano da sempre autori rigorosi e appassionati, animati da una tensione verso la luce, e Maria Grazia, con la sua opera e la sua persona, rappresenta uno degli esempi più luminosi di questa vocazione.
Nel suo ultimo libro “Quando gli Antichi Guardavano le Stelle”, Maria Grazia Lopardi invita il lettore a compiere un duplice atto meditativo: innanzitutto SOLLEVARE LO SGUARDO VERSO L’ALTO, per ritrovare quella connessione cosmica che gli antichi conoscevano intimamente e che noi, uomini del XXI secolo con il volto spesso chino sui nostri telefoni, risucchiati dalla gravità più pesante della materia, abbiamo smarrito; ma, una volta nutriti di quel senso di unità universale, Lopardi esorta anche a RIABBASSARE LO SGUARDO, per riconoscere come l’uomo, nelle sue opere – templi, cattedrali e altre costruzioni – abbia cercato di rispecchiare quell’ordine celeste. Perché non basta perdersi nel cielo: la contemplazione, da sola, rischia di diventare un’evasione sterile se non si traduce in azione concreta.
Ritrovare la saggezza del cielo sulla terra significa incarnare quei principi di armonia, misura e bellezza nelle scelte quotidiane, nei rapporti umani, nelle opere che creiamo. È un invito a far scendere lo spirito nelle mani e nel cuore, così che ciò che contempliamo nelle stelle, possa vivere anche nelle strade, nelle case, nelle comunità che abitiamo.
Se ci pensate bene, quel gesto di alzare e poi abbassare la testa – dal cielo alla terra – può essere letto come un MOTO SEMICIRCOLARE, UN ARCO CHE UNISCE DUE POLI apparentemente opposti ma in realtà inseparabili:
- ALZARE LO SGUARDO è apertura, aspirazione, sete di infinito: ci mette in contatto con il mistero, con l’ordine cosmico, con quella dimensione che trascende il quotidiano.
- ABBASSARE LO SGUARDO, invece, è radicamento, incarnazione, atto di riportare la luce dell’alto nelle forme e nelle azioni della vita concreta.
Insieme, questi due movimenti creano una continuità, una “mezza orbita” che ricorda che la conoscenza e la spiritualità non sono mai solo contemplazione o solo azione, ma un fluire costante dall’una all’altra.
È nella completezza di questo moto che l’essere umano ritrova la propria integrità: non un abitante esclusivo del cielo, né un prigioniero della terra, ma un ponte vivente tra i due.
Da Stonehenge al Partenone, da Collemaggio alla Piramide di Chichenitza, questo libro è molto più di un semplice itinerario attraverso luoghi straordinari: è un appassionante taccuino di viaggio che attraversa i secoli e le civiltà, intrecciando storia, simbolismo e meraviglia. Maria Grazia Lopardi accompagna il lettore in un percorso che non è soltanto geografico, ma anche interiore, allenando mente e corpo a un esercizio di connessione profonda tra ciò che è sopra e ciò che è sotto, tra cielo e terra.
Pagina dopo pagina, il lettore scoprirà come l’uomo, in ogni epoca e latitudine, abbia cercato di tradurre nella pietra, nelle proporzioni e negli orientamenti delle sue opere, il linguaggio del cosmo. Ogni tappa diventa così una soglia: luoghi in cui il cielo, per un istante eterno, sembra chinarsi sulla terra, lasciando un’impronta visibile e viva ancora oggi. Un invito non solo a viaggiare con gli occhi e la mente, ma a lasciarsi trasformare da quello stesso sguardo antico che unisce l’infinito alla nostra quotidianità.
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